Home › Forum › Normative › Quando è bullismo e quando non lo è? Una nota del Miur chiarisce la differenza
Questo argomento contiene 0 risposte, ha 1 partecipante, ed è stato aggiornato da Cetty Mannino 3 anni, 11 mesi fa.
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Ultimamente qualsiasi episodio, anche quello più violento, viene indicato come bullismo. Ma qual è il filo sottile che separa il bullismo e, ad esempio, l’aggressione a mano armata? Il Miur fa chiarezza.
Cos’è il bullismo?
“Per bullismo – si legge in Famiglia e Scuola: un patto per la cittadinanza, a cura del Miur- s’intende un’azione di prepotenza e di prevaricazione, fisica o psicologica, ripetuta nel tempo e messa in atto da una persona più forte nei confronti di una più debole, che non riesce a difendersi”.
Il bullismo sin dall’origine avviene tra coetanei. “Si tratta di un fenomeno complesso e vario. Come fare dunque a riconoscerlo?”
Perché si possa parlare di bullismo è necessario, dicono dal Miur, che siano soddisfatti alcuni requisiti:
- I protagonisti sono sempre bambini o ragazzi
- Gli atti di prepotenza o aggressione sono intenzionali
- C’è persistenza nel tempo
- La vittima non sa, non riesce o non può difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette.
“Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include comportamenti del bullo, quelli della vittima e di chi assiste: anche i bambini e gli adolescenti che assistono, infatti, hanno un ruolo molto importante, potendo con il proprio comportamento incoraggiare o contrastare gli atti di bullismo. Al centro del bullismo, insomma, c’è la relazione tra i ragazzi nel suo insieme”.
Va precisato, che il bullismo è qualcosa di diverso dalla conflittualità fra coetanei ed è anche diverso dagli altri episodi di violenza che possono accadere in una comunità.
Qualche esempio: se due ragazzi si prendono in giro, ridono e si divertono insieme, quello che fanno non è bullismo, è uno scherzo, un gioco. Se due ragazzi discutono, litigano o fanno la lotta non è bullismo: si tratta infatti di una condizione occasionale, che non si ripete nel tempo e non c’è disequilibrio nel loro rapporto.
“Comportamenti non classificabili come il bullismo sono quindi tutte le azioni particolarmente gravi che per la legge italiana costituiscono reato e sono punibili nei ragazzi di età superiore ai 14 anni: attaccare un coetaneo con coltellini o altri oggetti pericolosi, rivolgere minacce pesanti, procurare ferite fisiche gravi, rubare, compiere violenza di natura sessuale rientrano nella categoria reati e non possono essere definiti bullismo”.
FONTE http://intreccio.eu/
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